Cenno descrittivo

Il fortilizio di Soave

Il Castello è un tipico manufatto militare del Medioevo e rappresenta uno dei migliori esempi di struttura castellana del Veneto.

Il fortilizio si eleva maestoso con un'alta torre centrale (“mastio”), attorno alla quale si sviluppano gradualmente i giri delle mura che separano tre cortili ed un piccolo cortile pensile.

Le mura, quindi, scendono ad abbracciare tutto il borgo medioevale.

L’ingresso principale, munito di ponte levatoio, si trova a settentrione ed è protetto da una torre possente detta di San Giorgio per la presenza di una statua del Santo entro una nicchia sopra la porta medesima. Oltrepassando il ponte levatoio, si entra nel primo cortile la cui cinta muraria fu edificata dalla Repubblica di Venezia agli inizi del XV° secolo. Si scorgono qui i resti di una chiesetta, a tre absidi, la cui origine è attribuibile al secolo X°, al tempo delle incursioni degli Ungheri.

Attraversando la porta a saracinesca si accede al secondo cortile, detto della Madonna per la presenza di un affresco del 1321 che la rappresenta in atto di accogliere sotto il manto alcuni devoti inginocchiati ai suoi piedi.

Al terzo cortile si accede per mezzo di una scaletta metallica che supera un dislivello con funzione difensiva. La porta, nel cui archivolto si leggono ancora, a caratteri gotici, i nomi di uomini, condottieri e soldati a cui era affidata la difesa, è dotata sia di battenti, sia di saracinesca, ed è protetta da brevi e basse cortine merlate.

Nel terzo cortile s’innalza, ardito, il torrione mastio, piantato su di una base granitica a forma piramidale; esso rappresentava l’ultimo e più strenuo baluardo di difesa e fu probabilmente luogo di prigione e di tortura. Entrandovi da un foro praticato nel 1770, ci si trova in un locale quadro, altissimo, senza porta, senza finestre (quelle ora esistenti vi furono aperte in seguito); una botola su in alto conferma l’impressione di un luogo di crudele tormento. Dice infatti la tradizione che, praticato il foro, si trovassero ammonticchiate sul fondo ossa umane per l’altezza di due metri.

Accanto al portale d’ingresso del terzo cortile vi è un affresco, opera probabilmente del pittore Cicogna, del 1322.

Più in là si vedono impresse sul muro di cinta tracce di una casa a due piani, che, oltre a servire come corredo di stanze d’alloggio del castello, era usata anche quale officina per la fabbricazione delle armi; di ciò sono prova evidente i numerosi piccoli fornelli sul muro di cinta a pianterreno.

Qui vi doveva essere anche una cucina, come si deduce dal segno della canna fumaria di un camino per la cottura del pane. Al lato destro del cortile, verso il centro si ammira un bel pozzo la cui vera di pietra mostra, palesi, le scanalature prodotte dall’attrito delle funi nell’attingimento dell’acqua.

La “Casa del Capitano”:

Addossata alla cinta meridionale sorge, munita della bella scala esterna, la “Casa del Capitano”: abitazione medioevale che ospitava la guarnigione di presidio.

A pianterreno la sala detta del “corpo di guardia” con due navate e soffitto a crocera sostenuto da archi poggianti su pilastri in pietra.

Dal soffitto pendono alcune lampade in ferro battuto e gli anelli probabilmente usati per legarvi i prigionieri.

Alle pareti armi di offesa e difesa dei soldati scaligeri, armature intere, una mazza ferrata e due rozzi giacigli per i soldati.

Usciti, si sale la scala esterna per entrare nella sala detta della “Caminata” per la presenza del grande camino.

La sala è decorata con fine gusto trecentesco e stemmi di famiglie nobili.

Il soffitto è in legno a cassettoni.

In un angolo l’albero genealogico della dinastia scaligera e appese al muro chiavi gotiche.

Dalla stanza della Caminata si accede al belvedere, il piccolo cortile pensile racchiuso da una cortina merlata a semicerchio dotata di piombatoi e feritoie per le armi.

Alla sinistra del camino si accede alla camera da letto del capitano. La mobilia riccamente intagliata e le armi lavorate ben si addicevano al signore del Castello.

Al lato destro del letto a baldacchino, sopra un inginocchiatoio in noce del Quattrocento, un prezioso affresco duecentesco che rappresenta il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni.

Vicino alla finestra un treppiede in ferro battuto, riccamente ornato regge una catinella di rame lavorato a sbalzo.

Ed ora entriamo nella sala da pranzo con la bellissima credenza; dal soffitto pende un pregevole candelabro in ferro battuto; appesi al muro due ritratti: Lucia della Scala e il conte Serego.

Si lascia la sala da pranzo per spostarci nell’attiguo studiolo adornato da cinque dipinti raffiguranti, da sinistra, Cangrande della Scala, Mastino I°, Dante Alighieri (che fu ospite di Cangrande a Verona e a Soave), Taddea da Carrara moglie di Mastino II° e Cansignorio.

Di qui, salendo una scaletta in pietra e porseguendo sui camminamenti, si raggiunge il Mastio col famoso trabocchetto ed uno dei più bei panorami dei Monti Lessini e della Pianura Padana.

  • Orario Estivo
    dal martedì alla domenica: 9:00-12:00, 15:00-18:00 lunedì chiuso
  • Orario Invernale
    dal martedì alla domenica: 9:00-12:00, 14:00-16:00 lunedì chiuso
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